In questi giorni il Comitato sta consegnando a tutti i Consiglieri delle 10 Circoscrizioni di Torino una copia della nostra delibera di iniziativa popolare per l'Acqua pubblica, accompagnata da questa lettera (scaricabile anche qui, nella sezione download)
Signor/a Consigliere/a
Abbiamo il piacere di inviarLe qui unita la Deliberazione di iniziativa popolare predisposta dal nostro Comitato e sottoscritta da 12.085 cittadini residenti a Torino, ben oltre il “quorum” di 5000 firme da raccogliere in 4 mesi come prescritto dal Regolamento comunale. Dopo due mesi l’obiettivo era raggiunto, ma il Comitato promotore ha deciso di impiegare il tempo restante non solo per dare ad altri nostri concittadini l’opportunità di sottoscrivere la delibera, ma soprattutto per far opera diffusa di sensibilizzazione e di informazione in supplenza del ruolo che nelle democrazie compete innanzitutto agli organi di informazione i quali però ci hanno finora spietatamente oscurato
Ci rivolgiamo quindi direttamente a Lei per pregarLa di prendere visione della Delibera allegata con la quale proponiamo di invertire la rotta della privatizzazione dell’acqua che, a partire dalla legge Galli del 1994, è stata prima resa possibile e poi incoraggiata (persino con agevolazioni fiscali poi sanzionate dalla UE), fino ad imporla con l'art.23 bis della legge n.133/2008, in spregio all’autonomia decisionale dell’Ente Locale sancita dalla Costituzione italiana e dalle stesse Autorità europee che riconoscono ad un’autorità pubblica “la possibilità di adempiere ai compiti di interesse pubblico ad essa incombenti mediante propri strumenti, senza essere obbligata a far ricorso ad entità esterne non appartenenti ai propri servizi”.
In questo senso si esprimeva il Consiglio comunale di Torino con l’ordine del Giorno del 14/02/2005 rifiutando di ”sottomettere le politiche ed i poteri locali soltanto alle leggi di mercato” e alla “logica neo-liberista” e unendosi a quegli amministratori locali che, in tutto il mondo, “denunciano la gravità del pericolo di considerare i servizi pubblici locali come una merce qualsiasi, e si rifiutano di metterli in concorrenza sul mercato” e all’opposto “si impegnano invece a difendere ed estendere i servizi pubblici locali per una maggiore coesione ed equità sociale”.
E‘ lo stesso convincimento che ha mosso migliaia di torinesi a firmare la delibera di iniziativa popolare, per i quali l’acqua è un bene di tutti e non una merce da vendere sul mercato a scopo di lucro.
Una definizione semplice e pulita: sull'acqua non si specula, nessuno deve trarre profitto dal servizio pubblico più importante e vitale. Una gestione virtuosa del servizio, da perseguire con intransigenza e scelte oculate, deve produrre esclusivamente benefici economici per la comunità locale. Di conseguenza la gestione della rete idrica, la cui proprietà deve rimanere pubblica e inalienabile, e l'erogazione del servizio sono da affidarsi ad enti o aziende pubbliche. Un nuovo modello di pubblico, che faccia tesoro delle gestioni migliori del passato e del presente compresa l'esperienza SMAT.
In tutta Europa, dopo aver visto i disastri delle gestioni private, si sta ritornando al pubblico. I Comuni di Grenoble, Lipsia, Parigi - per citarne solo alcuni – hanno già deciso che la proprietà e gestione dell’Acqua siano in mano pubblica.
Torino come Parigi: Le chiediamo di raccogliere questa sfida, di adoperarsi affinché su questa deliberazione venga convocata un’apposita Commissione alla quale saremo ben lieti di partecipare e confidiamo nel Suo voto favorevole quando sarà posta in votazione in Consiglio Circoscrizionale
Comitato Acqua Pubblica Torino
Torino, luglio 2009