Contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali. Lettera aperta al Presidente Bassolino
Questa lettera aperta al Presidente della Regione Campania propone una azione politica di raccordo con la Regione Puglia allo scopo di ostacolare la privatizzazione dei servizi pubblici locali voluta dal governo Berlusconi.
Contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali
Lettera aperta al Presidente Bassolino
di Riccardo Realfonzo
Corriere del Mezzogiorno, 30 ottobre 2009
Caro Presidente, il tema cruciale della gestione dei servizi pubblici locali è tornato nuovamente alla ribalta, con il recente tentativo del governo Berlusconi di dare avvio a una nuova ondata di privatizzazioni. Infatti, con il decreto Fitto-Calderoli il governo impone la gara come metodo ordinario di affidamento dei servizi, stabilisce che nelle società a partecipazione pubblica quotate in borsa la quota in mano agli enti locali debba drasticamente ridursi e soprattutto stabilisce che gli affidamenti diretti alle società interamente pubbliche potranno realizzarsi solo in casi “eccezionali”. Resta d’altra parte fissata la scadenza del 31 dicembre 2010 con la quale avranno termine gli affidamenti attuali e la gestione dei servizi pubblici locali sarà posta sul mercato. A tutti è chiaro che se questi provvedimenti dovessero effettivamente porsi in essere un nuovo processo di privatizzazione risulterà inevitabile. Ed è bene chiarire che la polpa degli affari sarà proprio qui, nel Mezzogiorno, con le grandi imprese del Nord e le multinazionali che si spartiranno la torta di un mercato protetto e redditizio. Le nostre imprese pubbliche rischiano seriamente di essere spazzate via, con tutte le conseguenze nefaste a cui già abbiamo assistito in molti altri casi: l’incremento delle tariffe, l’azzeramento dei meccanismi perequativi, la perdita di posti di lavoro.
Come lei sa, il Consiglio Comunale di Napoli ha assunto recentemente una serie di delibere che, pur in quadro normativo ostile, cercano di orientare la gestione dei servizi in direzione esattamente opposta a quella indicata dal governo nazionale. Ad esempio, il Consiglio comunale ha assunto una delibera con la quale ha dichiarato la rilevanza strategica delle attività svolte dalla società Napoli Servizi, interamente posseduta dal Comune, scongiurandone in tal modo la privatizzazione. E, soprattutto, nel luglio scorso il Consiglio ha approvato una mozione sul servizio idrico che fissa principi e impegni per i quali da anni si battono i movimenti a sostegno dell’acqua pubblica: la gestione pubblica del servizio idrico, l’introduzione del “minimo vitale garantito”, la negazione del principio secondo cui l’acqua deve essere assoggettata alle regole di mercato, l’affermazione secondo cui essa è il bene comune per eccellenza. Per quanto mi riguarda, come assessore alle Risorse Strategiche del Comune di Napoli, ho contribuito alla definizione di tali indirizzi e sto facendo tutto ciò che mi compete affinché essi siano rispettati, anche nel segno di un uso sempre più trasparente ed efficiente dei fondi pubblici destinati ai servizi, secondo il principio che definisco di “rigore nel pubblico per la difesa del pubblico”. Per questa ragione ho, tra l’altro, predisposto uno schema di delibera che mira ad affidare il servizio idrico integrato dei comuni del napoletano all’Arin, la spa al 100% del Comune di Napoli. Ed ora mi aspetto che l’ATO 2 (il consorzio tra comuni di cui è parte il Comune di Napoli) proceda in questa stessa direzione.
Tuttavia, è ben chiaro che i margini di manovra che la normativa vigente concede ai comuni per difendere la gestione pubblica dei servizi locali, e in particolare dell’acqua, sono molto ridotti. Tuttavia nei giorni scorsi la Regione Puglia, su impulso del Presidente Vendola, ha deciso di impugnare l’art. 15 del decreto Fitto-Calderoli in Corte Costituzionale e al tempo stesso di avviare in tempi serrati il lavoro per la definizione di una legge regionale sui servizi pubblici locali che restituisca agli amministratori locali la possibilità di optare per una gestione pubblica e diretta dei servizi, a cominciare da quello idrico. Ebbene, io credo che la regione Campania potrebbe sostenere e rafforzare questa iniziativa, impugnando il decreto legge Fitto-Calderoli in coordinamento con la Regione Puglia e istituendo immediatamente un tavolo di lavoro congiunto per una legge regionale in tema di ripubblicizzazione dei servizi pubblici locali.
Questa è un’epoca di trapasso nella quale i vecchi dogmi dell’ideologia liberista crollano di fronte all’evidenza dei guasti che essi stessi hanno contribuito a provocare. Come mostrano le ricerche più autorevoli, il settore dei servizi pubblici è stato uno dei più colpiti dal furore ideologico dei mercatisti e dei privatizzatori. L’auspicio mio e di molti altri è che Lei, Presidente, possa impegnarsi a far sì che in questo scorcio di legislatura regionale si pongano in essere i provvedimenti necessari a garantire non solo alla città di Napoli ma all’intera regione Campania un segnale politico di svolta, che riaffermi l’obiettivo chiave della gestione pubblica e massimamente efficiente dei servizi locali.
Caro Presidente, il tema cruciale della gestione dei servizi pubblici locali è tornato nuovamente alla ribalta, con il recente tentativo del governo Berlusconi di dare avvio a una nuova ondata di privatizzazioni. Infatti, con il decreto Fitto-Calderoli il governo impone la gara come metodo ordinario di affidamento dei servizi, stabilisce che nelle società a partecipazione pubblica quotate in borsa la quota in mano agli enti locali debba drasticamente ridursi e soprattutto stabilisce che gli affidamenti diretti alle società interamente pubbliche potranno realizzarsi solo in casi “eccezionali”. Resta d’altra parte fissata la scadenza del 31 dicembre 2010 con la quale avranno termine gli affidamenti attuali e la gestione dei servizi pubblici locali sarà posta sul mercato. A tutti è chiaro che se questi provvedimenti dovessero effettivamente porsi in essere un nuovo processo di privatizzazione risulterà inevitabile. Ed è bene chiarire che la polpa degli affari sarà proprio qui, nel Mezzogiorno, con le grandi imprese del Nord e le multinazionali che si spartiranno la torta di un mercato protetto e redditizio. Le nostre imprese pubbliche rischiano seriamente di essere spazzate via, con tutte le conseguenze nefaste a cui già abbiamo assistito in molti altri casi: l’incremento delle tariffe, l’azzeramento dei meccanismi perequativi, la perdita di posti di lavoro.
Come lei sa, il Consiglio Comunale di Napoli ha assunto recentemente una serie di delibere che, pur in quadro normativo ostile, cercano di orientare la gestione dei servizi in direzione esattamente opposta a quella indicata dal governo nazionale. Ad esempio, il Consiglio comunale ha assunto una delibera con la quale ha dichiarato la rilevanza strategica delle attività svolte dalla società Napoli Servizi, interamente posseduta dal Comune, scongiurandone in tal modo la privatizzazione. E, soprattutto, nel luglio scorso il Consiglio ha approvato una mozione sul servizio idrico che fissa principi e impegni per i quali da anni si battono i movimenti a sostegno dell’acqua pubblica: la gestione pubblica del servizio idrico, l’introduzione del “minimo vitale garantito”, la negazione del principio secondo cui l’acqua deve essere assoggettata alle regole di mercato, l’affermazione secondo cui essa è il bene comune per eccellenza. Per quanto mi riguarda, come assessore alle Risorse Strategiche del Comune di Napoli, ho contribuito alla definizione di tali indirizzi e sto facendo tutto ciò che mi compete affinché essi siano rispettati, anche nel segno di un uso sempre più trasparente ed efficiente dei fondi pubblici destinati ai servizi, secondo il principio che definisco di “rigore nel pubblico per la difesa del pubblico”. Per questa ragione ho, tra l’altro, predisposto uno schema di delibera che mira ad affidare il servizio idrico integrato dei comuni del napoletano all’Arin, la spa al 100% del Comune di Napoli. Ed ora mi aspetto che l’ATO 2 (il consorzio tra comuni di cui è parte il Comune di Napoli) proceda in questa stessa direzione.
Tuttavia, è ben chiaro che i margini di manovra che la normativa vigente concede ai comuni per difendere la gestione pubblica dei servizi locali, e in particolare dell’acqua, sono molto ridotti. Tuttavia nei giorni scorsi la Regione Puglia, su impulso del Presidente Vendola, ha deciso di impugnare l’art. 15 del decreto Fitto-Calderoli in Corte Costituzionale e al tempo stesso di avviare in tempi serrati il lavoro per la definizione di una legge regionale sui servizi pubblici locali che restituisca agli amministratori locali la possibilità di optare per una gestione pubblica e diretta dei servizi, a cominciare da quello idrico. Ebbene, io credo che la regione Campania potrebbe sostenere e rafforzare questa iniziativa, impugnando il decreto legge Fitto-Calderoli in coordinamento con la Regione Puglia e istituendo immediatamente un tavolo di lavoro congiunto per una legge regionale in tema di ripubblicizzazione dei servizi pubblici locali.
Questa è un’epoca di trapasso nella quale i vecchi dogmi dell’ideologia liberista crollano di fronte all’evidenza dei guasti che essi stessi hanno contribuito a provocare. Come mostrano le ricerche più autorevoli, il settore dei servizi pubblici è stato uno dei più colpiti dal furore ideologico dei mercatisti e dei privatizzatori. L’auspicio mio e di molti altri è che Lei, Presidente, possa impegnarsi a far sì che in questo scorcio di legislatura regionale si pongano in essere i provvedimenti necessari a garantire non solo alla città di Napoli ma all’intera regione Campania un segnale politico di svolta, che riaffermi l’obiettivo chiave della gestione pubblica e massimamente efficiente dei servizi locali.