Forum italiano dei movimenti per l'acqua
Comitato provinciale Acqua Pubblica Torino
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Numerosi sindaci (due sole donne) della Zona Omogenea 8 della Città metropolitana di Torino hanno partecipato all’ incontro sull'acquedotto della Valle Orco che si è tenuto il 15 marzo a Rivarolo. Era presente SMAT ed era stato invitato anche il Comitato acqua pubblica Torino.
Il Direttore generale di Smat ha presentato alcune cartoline illustrate sotto forma di slides del progetto, mettendo in evidenza come la realizzazione di quest'opera porterà un migliaio di posti di lavoro (sic!)
Gli occhi dei sindaci si sono illuminati e non hanno badato ad altro: Poco importa che:
- nessuno degli attuali prelievi, da pozzo o da sorgente che sia, verrà dismesso, quindi il nuovo prelievo di acqua si va ad aggiungere a quelli attuali;
- la rete idrica dei Comuni della Valle Orco perda il 35% e quindi che più di un terzo dell'acqua captata e potabilizzata a Locana in un impianto di potabilizzazione super innovativo e super costoso non arrivi agli utenti finali;
- questo potabilizzatore, grande come 3 campi da calcio su suolo vergine, non usi la clorazione se poi però il cloro viene immesso nei vetusti serbatoi delle reti idriche comunali;
- il dimensionamento dell’impianto è basato su dati del 2006. Ma dal 2008 i consumi d’acqua sono diminuiti, tant’è che SMAT ha voluto recuperare i mancati ricavi facendoci pagare oltre 46.000.000 di euro in più
- l’acqua complessivamente immessa in rete, tra vecchie e nuove fonti, supera il fabbisogno stimato e non si capisce che fine faccia.
Smat deve aver risparmiato molto tempo e molti soldi nella progettazione: nessun dato tecnico e ambientale è stato prodotto a dimostrazione dell'utilità dell'opera, forse perché -come s’è visto a Rivarolo - ai Sindaci poco importa: “l'importante è che si facciano i cantieri” ha detto chiaramente il Sindaco di Locana!
Rattrista constatare che la logica dei nostri amministratori sia ancora quella dei passati decenni, quando i temi dell'ambiente e della tutela delle risorse strategiche non erano dirompenti come oggi.
Peccato che l'equazione cantieri = nuovi posti di lavoro non sia più (se mai lo è stata) un'equazione lineare. Basterebbe andare a vedere se e quanti nuovi posti di lavoro per la manodopera locale abbiano generato i cantieri dell'acquedotto della Valle di Susa.
Ma ancor più utile sarebbe ricordare che anche la manutenzione ordinaria e straordinaria delle reti idriche esistenti per ridurre le perdite - anche solo del 10% - richiede notevoli investimenti e soprattutto produce occupazione locale. Sarebbe davvero una grande opera ma purtroppo silenziosa, di basso impatto mediatico, e non funzionale ai grandi appalti multimilionari dove ce n’è per tutti, tranne che per gli abitanti della valle.
Non ci stancheremo di ricordare ai nostri amministratori locali che un massiccio piano di sostituzione delle vecchie tubature comunali è la prima grande opera da mettere subito in atto se veramente la preoccupazione è quella di preservare l'acqua per la prossima generazione.
Torino, 21 Marzo 2018