Il caso di Parigi: municipalizzazione dell’azienda dell’acqua e democratizzazione
Il caso di Parigi: municipalizzazione dell’azienda dell’acqua e democratizzazione
estratto da:
Democratizing Public Services
by Anne Le Strat and Michael Menser
Rosa Luxemburg Stiftung New York Office
https://rosalux.nyc/democratizing-public-services/
Scarica la traduzione in italiano delle pagg. 37-60
L'intero documento in lingua inglese è disponibile nel sito Rosa Luxemburg Stiftung - NYC
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pagg. 37 - 60
Capitolo 2 – Il caso di Parigi: municipalizzazione dell’azienda dell’acqua e democratizzazione, la novità dell’Osservatorio
Questo capitolo tratta del cambiamento radicale delle politiche dell’acqua realizzato a Parigi e fondato sui valori di democrazia, giustizia e resilienza. Per comprendere appieno i pro e contro del processo di democratizzazione - che ha accompagnato la rimunicipalizzazione del servizio idrico parigino - bisogna collocare questa importante riforma nel contesto politico del tempo.[1]
La nuova configurazione politica del potere comunale
Nel 2001, per la prima volta dalla Comune di Parigi, un esponente della sinistra, Bertrand Delanoë (Partito Socialista) è stato eletto sindaco di Parigi. L’insediamento di una coalizione politica di sinistra (Socialisti, Verdi e Comunisti) ha rappresentato una svolta profonda. In precedenza solo la destra aveva regnato sull’amministrazione parigina, creando una rete di collusioni e legami tra le diverse sfere del potere, tramite rapporti con soggetti economici e politici basati su clientelismo, accordi sottobanco e lobbismo.
Quella svolta politica radicale è stata impersonata dall’arrivo dei nuovi eletti tra i quali molti giovani e donne. I Verdi, rappresentati per la prima volta in Consiglio comunale, erano il secondo Gruppo per numero di eletti. La coalizione era composta per la maggior parte da consiglieri alle prime armi, senza esperienza istituzionale, ma che si erano preparati nell’attivismo e nelle ONG. Creato nel 1984, quello dei Verdi in Francia è un partito giovane rispetto agli altri. Molti dei suoi promotori si sono formati nei movimenti di base, sociali e ambientali. E questo li ha resi portatori di una visione alternativa della società da far fiorire nelle stanze del potere. Una visione meno gerarchica e molto più aperta alla società civile e ai movimenti. Un approccio orizzontale che spiega perché il partito non si è dedicato soltanto ai problemi ambientali ma anche a quelli dei beni comuni, dei servizi pubblici e alla lotta contro il clientelismo.
Un modo diverso di intendere la politica, e di farla, che si è tradotto nelle nuove scelte politiche e nelle pratiche democratiche realizzate a Parigi. Molto ha contato il ruolo dei Verdi nella rottura con i programmi delle precedenti maggioranze di destra e nell’attuazione di quelli della coalizione di sinistra che hanno portato all’approvazione delle riforme comunali e in particolare alla lotta contro alcune lobbies industriali. Essa è stata resa possibile dai Verdi che non hanno mai preso soldi da organizzazioni private, tanto meno dai grandi gruppi e dalle multinazionali. Tutti gli altri partiti, che hanno avuto ruoli di potere a livello nazionale e locale, compreso il Partito Comunista, hanno goduto per decenni – in totale mancanza di trasparenza- dell’appoggio finanziario dei grandi gruppi privati, sia per le campagne elettorali sia per la normale gestione quotidiana del partito. Fino al 1988 non c’erano leggi in Francia sul finanziamento dei partiti, e la porta era aperta a ogni sorta di abuso.
Per fortuna, sono poi intervenute diverse leggi che hanno cercato di rispondere a casi certi di corruzione, fino al divieto, nel 2005, di donazioni ai partiti da parte delle imprese.
In ogni caso quelle pratiche avevano creato relazioni durature e legami di dipendenza tra la classe politica e il settore privato. E l’appoggio dei grandi gruppi ai politici non è cessato del tutto nemmeno oggi. Ora passa attraverso vari e diversi canali, a volta visibili e pubblici, a volte ai limiti della corruzione. Si possono citare i posti di lavoro offerti a politici sconfitti, o incarichi di rappresentanza, doni sotto forma di contributo finanziario a campagne di comunicazione o eventi organizzati dal Comune e altro. È innegabile che l’indipendenza finanziaria dei Verdi, fin dalla loro nascita, dai gruppi privati, dice molto sulla libertà dei loro rapporti con le multinazionali.
Nella classe politica francese i Verdi (ora Europe Ecologie-Les Verts) sono sempre stati in prima linea per la gestione pubblica dell’acqua, spesso da soli contro le grandi imprese. In Francia, hanno dato il più grande contribuito per deprivatizzare i servizi idrici, soprattutto come amministratori locali contro gli affidamenti alle multinazionali francesi. Il primo caso significativo di rimunicipalizzazione dell’acqua in una grande città è quello di Grenoble. Negli anni ’90 un consigliere comunale dei Verdi diede inizio a una lotta con l’allora sindaco di Grenoble, denunciandolo come responsabile di un sistema corruttivo che aveva portato alla privatizzazione dell’acqua nel 1989. Nel 1995 una nuova maggioranza Sinistra-Verdi decise di costituire una società mista per guadagnar tempo e gestire la controversia legale in atto.
Alla fine, dopo una vertenza giudiziaria di 5 anni e la condanna dell’ex sindaco a 5 anni di carcere, nel 2000 il Consiglio comunale ha approvato la totale rimunicipalizzazione ed è stata avviata la trasformazione in azienda a totale proprietà e gestione pubblica.
Acqua di Parigi : protagonisti e organizzazione
Per capire la rivoluzione che ha rappresentato la rimunicipalizzazione a Parigi, occorre aver presente che la situazione dell’acqua nella capitale rifletteva quella del settore idrico dell’intera Francia, con due grandi multinazionali dell’acqua come protagoniste: Veolia e Suez.