Andrea Caretto | Raffella Spagna, Céromancie: sept questions au fleuve Rhone, 2011
al Parco Arte Vivente
SIC VOS NON VOBIS (PER VOI MA NON VOSTRA)
a cura di Claudio Cravero
Andrea Caretto|Raffaella Spagna, Amit Mahanti e Ruchika Negi, Géraldine Py e Roberto Verde,
Marie Velardi
Il titolo dell’esposizione riprende in latino un aneddoto storico nel quale Virgilio, di fronte al plagio di una sua opera, avrebbe risposto dicendo “Sic Vos Non Vobis” (Per voi ma non vostra). Si tratta in ogni caso di una frase che, in seguito e in altri contesti, è possibile trovare incisa su alcune fontane pubbliche di diverse città italiane. Nell’esposizione Sic Vos Non Vobis diventa così una sorta di “statement” a ricordare quanto le acque scorrano naturalmente per loro stesse e a beneficio anche dei cittadini, ma che non sono di proprietà di nessuno.
I lavori esposti disegnano una sorta di cartografia dell’acqua, il bene comune per antonomasia. Ma le opere indagano l’elemento acqua da un punto di vista narrativo e cognitivo, al di là dell’immagine più immediata che la vedrebbe “contenuta” o “raccolta” nella tipica forma di una fontana. Il PAV diventa allora contenitore di una serie di video, installazioni, disegni e di una documentazione storica sulla costruzione della diga di Génissiat (1949), grazie al cortese prestito della Compagnie Nationale du
Rhône, mettono in evidenza quel gioco di tensioni tipico del potere e della volontà di controllo. Esse rappresentano un insieme di forze che, tese tra loro, vedono l’acqua in bilico tra l’essere considerata un bene pubblico intoccabile e la sua privatizzazione a pura merce di profitto.
All’ingresso del PAV è allestita Robinet, installazione di Géraldine Py e Roberto Verde (1986, Francia; 1981, Italia; vivono a Bruxelles). Da una sorta di rubinetto fuoriescono delle gocce d’acqua che bloccano il possibile volo di un palloncino gonfiato a elio. Nell’opera si palesano in modo tangibile gli sforzi spesso necessari per contrastare conflitti e tensioni, come quelli che investono l’acqua descritti da Shiva Vandana in Le Guerre dell’acqua. Nella serra è inoltre esposta la serie di acquerelli Aquifers di Marie Velardi (1977, Ginevra; vive tra Svizzera e Francia). Lo studio e la ricognizione di 37 falde acquifere in diverse parti del mondo rileva la precarietà di determinati territori e mette in luce come lo sfruttamento delle acque sotterranee sia strettamente collegato all’elemento “tempo”. Si tratta di un aspetto pressoché trascurato nelle politiche di approvvigionamento dei bacini idrici e che incide in modo irreversibile sulla futura accessibilità all’acqua da parte delle prossime generazioni.
Sempre nella serra, come due superfici specchianti collocati su un’impalcatura metallica, è esposta Cracks I seldom reveal, la nuova proiezione video di Amit Mahanti (1978, Shillong) e Ruchika Negi (1979, Bangalore) del collettivo indiano Frame Works. La loro ricerca esplora la cosiddetta “Ecologia umana” intorno ai temi dell’acqua. Riflettendo su una geografia allargata e mettendo a confronto due precisi territori (Torino e lo stato del Sikkim nei pressi dell’Himalaya), Mahanti e Negi ragionano sulla
dicotomia “accesso” ed “eccesso” delle fonti idriche, restituendo un’immagine speculare delle due aree attraverso una rilettura del mito di Narciso. Il risultato delle loro lunghe ricerche appare come un report di viaggio caratterizzato da risposte piuttosto che da domande, una sorta di dialogo inframmezzato da momenti di silenzio e dagli echi dei due paesaggi.
Nella project room, infine, è esposta Céromancie: sept questions au fleuve Rhône, di Andrea Caretto | Raffaella Spagna (1970, Torino; 1967, Rivoli). Nell’installazione, formata da sette oggetti in paraffina esposti su un tavolo luminoso, i due artisti presentano il risultato di uno studio svolto durante una residenza presso Moly-Sabata (F), nel 2011, lungo il tratto del Rodano tra Valence e Lione. Le sette sculture in cera costituiscono le risposte alle domande poste al fiume secondo la pratica tradizionale e divinatoria della ceromanzia. Questi calchi rappresentano la materializzazione delle forze di tensione superficiale dell’acqua, incorporazioni del campo di forze agente in quello specifico tratto
fluviale. La volontà di controllo e l’esercizio del potere umano sul corso del fiume sono inoltre ben riassunti in Le contrôle des cinq écluses, video che testimonia l’attraversamento dei due artisti nel territorio rodaniano e che - sul modello delle telecamere a circuito chiuso - riporta la totale supervisione delle chiuse del fiume.
Nel suo insieme e con diversi mezzi, Sic Vos Non Vobis mostra dunque l’esperienza umana del rapporto artista/paesaggio/acqua. Quell’esperienza che, attraverso scale e proporzioni differenti, ricorda il bene più prezioso tra tutti i commons, quell’ “oro blu” senza il quale non vi sarebbe alcuna forma di vita.